lunedì 29 luglio 2013

Il peso ambientale di una tazzina di caffè

 

Ogni mattina quando sorseggiamo la nostra tazzina di caffè contribuiamo alla deforestazione dell’Amazzonia. Il passaggio dalla coltivazione tradizionale del caffè, all’ombra degli alberi, a quella industriale al sole ha un impatto molto elevato sull’ambiente. Oggi per produrre un kg di caffè tostato sono infatti necessari 4 mc di acqua e 17 kg di materiali abiotici (sedimenti, rocce, minerali…). A rivelarlo è lo studio “Market trasformation” realizzato dal Wwf e dal Sustainable Europe Research Institute.

A fronte di più di 480mila tonnellate importate all’anno, il peso ambientale del caffè si traduce nell’emissione di circa 4 milioni di tonnellate di anidride carbonica, pari all’1,43% del totale delle emissioni riconducibili all’insieme delle importazioni italiane, e nel consumo di 700 mila tonnellate di materiali abiotici, 6,5 milioni di biomassa coltivata e 1.400 milioni di mc di acqua, il 3,4% del totale delle importazioni. La terra necessaria ogni anno per coltivare il caffè che arriva in Italia (1,6 milioni di ettari) è più della superficie della Calabria.

Tra le aree maggiormente sotto pressione per la coltivazione di caffè troviamo l’Amazzonia, il Choco Darien, i laghi africani del Rift, Sumatra, il Borneo e la Nuova Guinea. Zone in cui operano le maggiori imprese italiane che lavorano il caffè: Lavazza, Zanetti e Illy Caffè.

Fortunatamente per l’ambiente, il nostro Paese con 5,9 kg di caffè consumati all’anno a testa è solo al 15° posto nella classifica delle nazioni che ne bevono di più.

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